Miriam Fasano
Ci sono giorni che ti cambiano la vita.
E’ un giorno di primavera, sul finire della mia adolescenza, e un amico mi porta ad arrampicare.
Imbrago, nodo, scarpette.
Davvero posso?
Dopo qualche tempo incontro i maestri: Oreste e Stefano.
L’eleganza dei loro movimenti sulla roccia mi incanta.
Arrampicare diventa vitale.
Ho bisogno di incarnare il miracolo, quello in cui in segreto la forza, l’equilibrio, la determinazione e la pazienza si accordano con la roccia, con quello che c’è, allora i movimenti si concatenano e il corpo compone un’armonia al suono della quale mettono radici il coraggio di esistere e la fiducia di essere capaci.
Non sempre il prodigio riesce, in quei casi hai uno stimolo a diventare più forte o forse più resistente o forse meno ansiosa.
Può succedere anche di dover fare i conti con un proprio limite insormontabile e allora devi sederti accanto al tuo orgoglio e assieme coltivare l’umiltà.
E comunque come si sta bene nel passare il tempo libero immersi nella natura con i compagni di scalata.
Molte storie simili a questa possono essere scritte da tutti coloro per i quali l’arrampicata è stata la via per sperimentare gioia e benessere, sia durante il gesto sportivo sia nei tanti momenti di socialità che si vengono a creare in falesia o in palestra.
Radici c'è affinché altre storie come queste possano essere scritte…